Rifugiati in Italia
Sono quasi esclusivamente africani i rifugiati in Italia. è questo il primo dato che emerge dal primo Rapporto sul sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, presentato ieri a Roma dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), che ha commissionato il lavoro al Censis. Un rapporto che dovrebbe far conoscere meglio una realtà che attualmente riguarda oltre 20mila persone in Italia.
I richiedenti delle domande d’asilo vengono soprattutto dall’Eritrea (ben il 20% dei beneficiari), e in misura minore dalla Somalia (8,8%), dall'Etiopia (8,3%), dalla Turchia (5,9%) e dal Sudan (5,4%). A fronte di una richiesta di asilo che ha sfiorato le 10mila domande solo nel 2005, dal 2001 ad oggi sono circa 13mila gli stranieri accolti nel nostro Paese secondo il sistema di protezione. Dai datti ottenuti emerge che gli uomini (72%) sono molti più numerosi delle donne, e la loro età è spesso molto bassa. Il 18% sono infatti minorenni, mentre il 24% ha un’età compresa tra i 26 e i 30 anni. Numeri importanti, ma che appaiono quasi insignificanti se confrontati con il dato europeo: alla fine dello scorso anno i richiedenti asilo nella Ue erano un milione e mezzo di persone, l’11,4% in più rispetto al 2004. I Paesi che affrontano il maggior numero di richieste sono la Gran Bretagna, la Francia e la Germania, ma ultimamente i dati si stanno diversificando. A fronte di una drastica diminuzione delle richieste di asilo in questi Stati, stanno assumendo una grande importanza i paesi mediterranei. Cipro e Malta hanno dovuto far fronte ad un aumento impressionante di rifugiati (rispettivamente del 339% e 875% rispetto all’anno scorso).
A rassicurare su questi aumenti imprevisti ha provveduto il vicedirettore del Censis Carla Collinelli: “la situazione in Italia – ha spiegato - non desta allarme, quello dei rifugiati e' un fenomeno governabile e gestibile al di fuori della logica dell'emergenza”. Collinelli ha poi parlato del modello italiano alla protezione dei rifugiati, basato sulla volontarietà dell'adesione, la qualità delle prestazioni, la capacità di sfruttare fondi europei e nazionali, la capacità di creare una rete sul territorio e la preparazione del personale. Non mancano però i problemi, primo fra tutti, ovviamente, l’insufficienza di posti rispetto alle domande. Creano disagi anche l’insufficienza di risorse, il ritardo nell’accreditamento dei fondi e i tempi lunghi nell’evasione della pratiche.