pocheoredisonno

blog delle lezioni di editoria multimediale università Lumsa

Tuesday, December 05, 2006

Rifugiati in Italia

Sono quasi esclusivamente africani i rifugiati in Italia. è questo il primo dato che emerge dal primo Rapporto sul sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, presentato ieri a Roma dall’Anci (Associazione nazionale comuni italiani), che ha commissionato il lavoro al Censis. Un rapporto che dovrebbe far conoscere meglio una realtà che attualmente riguarda oltre 20mila persone in Italia.
I richiedenti delle domande d’asilo vengono soprattutto dall’Eritrea (ben il 20% dei beneficiari), e in misura minore dalla Somalia (8,8%), dall'Etiopia (8,3%), dalla Turchia (5,9%) e dal Sudan (5,4%). A fronte di una richiesta di asilo che ha sfiorato le 10mila domande solo nel 2005, dal 2001 ad oggi sono circa 13mila gli stranieri accolti nel nostro Paese secondo il sistema di protezione. Dai datti ottenuti emerge che gli uomini (72%) sono molti più numerosi delle donne, e la loro età è spesso molto bassa. Il 18% sono infatti minorenni, mentre il 24% ha un’età compresa tra i 26 e i 30 anni. Numeri importanti, ma che appaiono quasi insignificanti se confrontati con il dato europeo: alla fine dello scorso anno i richiedenti asilo nella Ue erano un milione e mezzo di persone, l’11,4% in più rispetto al 2004. I Paesi che affrontano il maggior numero di richieste sono la Gran Bretagna, la Francia e la Germania, ma ultimamente i dati si stanno diversificando. A fronte di una drastica diminuzione delle richieste di asilo in questi Stati, stanno assumendo una grande importanza i paesi mediterranei. Cipro e Malta hanno dovuto far fronte ad un aumento impressionante di rifugiati (rispettivamente del 339% e 875% rispetto all’anno scorso).
A rassicurare su questi aumenti imprevisti ha provveduto il vicedirettore del Censis Carla Collinelli: “la situazione in Italia – ha spiegato - non desta allarme, quello dei rifugiati e' un fenomeno governabile e gestibile al di fuori della logica dell'emergenza”. Collinelli ha poi parlato del modello italiano alla protezione dei rifugiati, basato sulla volontarietà dell'adesione, la qualità delle prestazioni, la capacità di sfruttare fondi europei e nazionali, la capacità di creare una rete sul territorio e la preparazione del personale. Non mancano però i problemi, primo fra tutti, ovviamente, l’insufficienza di posti rispetto alle domande. Creano disagi anche l’insufficienza di risorse, il ritardo nell’accreditamento dei fondi e i tempi lunghi nell’evasione della pratiche.

Auto e politica

Temo che norme ballerine in materia di auto nella Finanziaria 2007 siano dovute semplicemente all’ignoranza riguardo le quattro ruote che imperversa nella classe politica italiana. In un Paese dove praticamente ogni cittadino è anche automobilista (soprattutto a causa della pessima qualità dei trasporti pubblici) il mondo politico è un’evidente eccezione. Viaggiando in auto blu non ci si rende conto dei costi di gestione che un’automobile comporta, né dello stress alla guida o dei tempi di percorrenza, sempre bassi per chi è esentato dal rispettare la segnaletica stradale.
Di qui le fantasiose trovate del ministro Bianchi, e le vessazioni del superbollo che dipingono l’automobilista come un personaggio quasi criminale, quando invece si tratta del semplice contribuente.

Monday, December 04, 2006

Gomorra d'Italia

Ho finito ora di leggere “Gomorra” di Roberto Saviano, che mi ha attratto fortemente, come tutto ciò che riguarda Napoli da qualche mese a questa parte. Antonio D'Orrico sul Corriere della Sera Magazine ne ha parlato bene, giustamente. Io nel mio piccolo andrei oltre: Saviano fissa lo sguardo sul crimine, e sul criminale, come fece Truman Capote scrivendo “A sangue freddo”. A volte sembra un “forzato” delle metafore (quasi sempre efficaci e azzeccate, intendiamoci), ma considerando che si parla di uno scrittore che ha 27 anni non posso che restare sinceramente ammirato, e sorpreso, di fronte a questo romanzo.
Un problema, per finire; si è parlato di Saviano come dello scrittore lanciato, suo malgrado, dalla camorra. Ma a me sembra che questo libro sia soprattutto un atto d’accusa potente, e durissimo perché privo di livore, verso tutto il sistema di potere che governa l’Italia. Eppure in televisione si è parlato solo di camorra, come se questa fosse un’entità separata dal Paese. E non l’interlocutrice della politica, il partner delle aziende italiane “d’eccellenza”, l’azienda che offre lavoro a chi non trova lavoro. Strano, cioè per nulla strano, vuoto d’informazione.

Per la stampa inglese Litvinenko ricattava il Cremlino

Sarà che i connazionali di James Bond hanno un certo talento nel raccontare storie di spie, ma è certo che i giornali britannici stanno facendo diventare la vicenda di Aleksandr Litvinenko, l’ex agente del KGB morta a Londra per avvelenamento da polonio un intrigo degno di una spy story. Secondo la stampa anglosassone l’ex agente sarebbe stato ucciso perché ricattava i suoi vecchi colleghi e alcuni membri corrotti dell'establishment russo.
La fonte di queste accuse è un'accademica russa, Julia Svetlichnaya, che ha affermato di aver ricevuto da Litvinenko l’offerta di diventare sua socia, in cambio di denaro. Secondo la donna, che ha detto di aver ricevuto circa cento e-mail dal suo connazionale (sarebbe interessante a questo punto sapere che fine abbiano fatto), l’ex agente aveva affermato di essere in possesso di documenti segreti dell’Fsb (ovvero i servizi segreti che hanno sostituito il Kgb dopo la dissoluzione dell’Urss). “Intendeva ricattare o vendere informazioni riservate riguardanti ogni genere di persone influenti – ha spiegato alla stampa - tra le quali oligarchi, funzionari corrotti e fonti di informazioni nel Cremlino: aveva bisogno di soldi ed era sicuro del fatto di poter ottenere questi documenti quando volesse”.
Il domenicale “The Observer” ha aggiunto che Scotland Yard avrebbe ascoltato anche Iuri Shvets, ex agente Kgb esule negli Stati Uniti, indicato come contatto dell’ex agente della commissione Mitrokhin Mario Scaramella, anch’egli contaminato dal polonio. Un collaboratore di Shvets ha fatto affermazioni che potrebbero essere importanti perché vengono fatti nomi che fanno molto discutere in Russia: Litvinenko gli avrebbe infatti rivelato, alcune settimane prima di essere avvelenato, di essere in possesso di un dossier con rivelazioni “devastanti” su presunti rapporti fra il Cremlino e l'affare Yukos, la compagnia petrolifera fondata dall'oligarca dissidente Mikhail Kodorkovsy, in carcere in Russia per evasione fiscale.
Che queste notizie siano vere o meno, il quadro che ne emerge appare estremamente contraddittorio e nebuloso, e probabilmente, come da tradizione russa, non verrà mai chiarito del tutto. Le affermazioni che si susseguono potrebbero essere state messe in circolazione dallo stesso Fsb, che non si sa quanto dipenda dal volere di Vladimir Putin. Una matassa decisamente difficile da sbrogliare per le forze di polizia inglesi, che devono affrontare l’evidente fastidio e i probabili boicottaggi della Russia di fronte a queste indagini. E senza neanche un agente Bond sul quale contare.