Gomorra d'Italia
Ho finito ora di leggere “Gomorra” di Roberto Saviano, che mi ha attratto fortemente, come tutto ciò che riguarda Napoli da qualche mese a questa parte. Antonio D'Orrico sul Corriere della Sera Magazine ne ha parlato bene, giustamente. Io nel mio piccolo andrei oltre: Saviano fissa lo sguardo sul crimine, e sul criminale, come fece Truman Capote scrivendo “A sangue freddo”. A volte sembra un “forzato” delle metafore (quasi sempre efficaci e azzeccate, intendiamoci), ma considerando che si parla di uno scrittore che ha 27 anni non posso che restare sinceramente ammirato, e sorpreso, di fronte a questo romanzo.
Un problema, per finire; si è parlato di Saviano come dello scrittore lanciato, suo malgrado, dalla camorra. Ma a me sembra che questo libro sia soprattutto un atto d’accusa potente, e durissimo perché privo di livore, verso tutto il sistema di potere che governa l’Italia. Eppure in televisione si è parlato solo di camorra, come se questa fosse un’entità separata dal Paese. E non l’interlocutrice della politica, il partner delle aziende italiane “d’eccellenza”, l’azienda che offre lavoro a chi non trova lavoro. Strano, cioè per nulla strano, vuoto d’informazione.
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